venerdì 10 giugno 2011

LA "PANCIA" DEGLI ITALIANI E I REFERENDUM DEL 12-13 GIUGNO



Chiunque negli ultimi anni in Italia abbia preso in mano un qualsivoglia quotidiano dopo qualche vittoria elettorale della Lega Nord o del PdL avrà ritrovato, leggendolo, un'espressione ripetuta come un mantra in più di un articolo:la "pancia" degli italiani. Cosa si intendeva con questa espressione (metafora)? Semplicemente il mondo emotivo, le emozioni dirette ed intense della popolazione, emozioni che spiegavano, secondo commentatori e politici, le ripetute vittorie della Lega e del Popolo della Libertà. Veniva addirittura spiegato da diversi articolisti, su alcuni giornali, che tali emozioni dovevano essere rispettate, fossero anche emozioni come la rabbia o l'odio verso l'emigrante, e che si poteva nutrire simpatia per il linguaggio politico a dir poco virulento utilizzato dai vari leader di queste formazioni contro gli avversari politici e chi votava altrimenti (memorabili alcuni epiteti rivolti dall'attuale presidente del Consiglio agli elettori del centrosinistra).Insomma, veniva ad essere acclamato per la sua modernità un certo "primitivismo" emotivo, a discapito della vituperata ragione. Paradossalmente, all'alba del voto referendario del 12-13 giugno che riguarderà, oltre al nucleare in Italia, anche la gestione degli acquedotti pubblici ed il cosiddetto legittimo impedimento, ritroviamo gli stessi politici e gli stessi giornalisti a dire in televisione che tali referendum giungono in un momento sbagliato in quanto gli italiani, scossi dalla tragedia nucleare di Fukushima, voterebbero sulle scelte energetiche del nostro paese non in maniera ponderata ma in preda alle emozioni, cioè di "pancia". Sorge spontanea una domanda:com'è possibile che il voto di "pancia" dell'italiano medio fosse sino a poco tempo fa lodato da codesti come un'importante conquista culturale, per diventare invece, sempre per gli stessi, al momento attuale motivo di preoccupazione, al punto da cercare in ogni modo, prima con il decreto omnibus e poi con il ricorso alla Consulta, di bloccare questi referendum?


L'impressione che se ne ha è che costoro temano il popolo, tranne quando sono loro a dirigerne tramite i media i movimenti emotivi, e che soprattutto lo temano quando assurge a delle forme di consapevolezza estrema in seguito a eventi di grande rilevanza (come fu Chernobyl, e come può essere considerata la tragedia nucleare di Fukushima, tragedia tuttora in corso, con chilometri e chilometri di territorio contaminato dalle radiazioni, nonostante i media abbiano spostato i riflettori dal Giappone, in modo da illudere i telespettatori italiani che in quel paese tutto sia tornato alla normalità).


Ora, il principio di ogni democrazia è proprio la sovranità popolare, ed è quindi diritto sovrano del popolo poter decidere sull'opportunità di procedere a costruire anche nel nostro paese centrali nucleari, come anche sull'opportunità di lasciare in mano ai privati la gestione delle risorse idriche, e non è giustificabile che una certa classe politica si arroghi il diritto di decidere in vece sua, ed è per questo che il 12-13 giugno è importante recarsi a votare, comunque la si pensi sulle questioni in oggetto.

Carlo Dentali

giovedì 9 giugno 2011

TERZA PISTA DI MALPENSA:UNA NECESSITA' O UN ECOMOSTRO?

Uno studio abbastanza recente condotto dal medico epidemiologo di Brema, dott. Eberhard Greiser, ha preso in esame più di un milione di persone residenti vicino all'aeroporto di Colonia-Bonn allo scopo di valutare quale rilevanza aveva la vicinanza all'aeroporto nel determinare qualità e quantità delle patologie che interessevano gli abitanti. Si è così scoperto che aumentava, sia nei residenti di sesso maschile che in quelli di sesso femminile, il rischio di andare incontro a malattie cardiovascolari (fra cui l'ictus) e che, per le donne, aumentava la frequenza di tumori al seno e leucemie. Tale studio, uscito sul settimanale Der Spiegel, credo ci debba portare a riflettere anzitutto sulla necessità che studi di tal genere vengano ripetuti ovunque in Europa vi siano grandi insediamenti aeroportuali, al fine di valutare l'impatto di questi sugli abitanti e, in secondo luogo, sull'opportunità di considerare la ricaduta sulla salute dei residenti in una determinata provincia\regione come il più ingente fra i "costi" che un territorio che ospita un grande aeroporto arriva a sopportare.



Datosi tali aspetti del problema, ne consegue: le società che questi aeroporti gestiscono dovrebbero procedere con prudenza nella loro programmazione, e, soprattutto, dovrebbero considerare il territorio stesso con i suoi abitanti, e non solo un gruppetto di autorità più o meno rappresentative, come un loro importante interlocutore.



Dubito fortemente che tale prudenza d'azione sia stata la regola nell'ideazione del masterplan della Sea, inerente un ulteriore sviluppo strutturale sul territorio della provincia di Varese dell'aeroporto di Malpensa. Se è pur vero che l'aspetto paradossale di essere considerato un "aeroporto di Milano", quando lo stesso si trova interamente sul territorio della provincia di Varese, spiega come le decisioni sui programmi futuri di questa stazione aeroportuale vengano prese in gran parte a Milano ed in Regione Lombardia escludendo spesso la provincia, è altrettanto vero che spesso si intravede una volontà dei gestori di "scavalcare" l'opinione pubblica per imporre scelte assai discutibili. Io credo che ciò non sia più tollerabile: se gli abitanti della provincia di varese, ed in particolare del gallaratese, subiscono i danni ambientali di questo aeroporto, vedisi quanto sta succedendo all'importante Parco del Ticino,e con tutta probabilità anche ingenti danni alla propria salute, è loro diritto rivendicare un ruolo importante in ogni scelta di programmazione attuata dalla Sea che gestisce questo aeroporto ed un'assoluta trasparenza sulle motivazioni addotte per ogni decisione strategica.



Non mi pare che questo metodo virtuoso sia stato seguito di recente per la questione "terza pista". Di fonte al netto no di compagnie aeree e di Assaereo, e degli abitanti della zona, vediamo la Sea insistere comunque nel piano, incurante delle ricadute sul territorio di quella che, a tutti gli effetti verrebbe ad essere un'opera fortemente impattante totalmente ingiustificata e ingiustificabile, o, per meglio dire, giustificabile soltanto seguendo i criteri del noto Partito del Cemento, per cui quel che conta è cementificare e costruire, non il fine per cui si costruisce. Credo che, nell'Italia di oggi, un simile modo di rapportarsi al territorio non sia più ammissibile, ed è perciò che bene ha fatto la segreteria regionale del psi, nelle parole di Giuseppe Nigro, a stigmatizzare questo agire discutibile in una recente nota apparsa sulla Prealpina.

Carlo Dentali

mercoledì 1 giugno 2011

UN MONDO AL CREPUSCOLO, UN MONDO CHE INIZIA

 
"Era un crepuscolo che poté sembrare un'alba", pare disse Umberto Saba (sbagliando) del grande poeta Dino Campana, questa la frase che mi è tornata alla mente osservando su La7 l'esito dei ballottaggi.
Politologi e Sociologi, intervistati sui giornali, visto il crollo verticale del pdl, parlano di berlusconismo al capolinea, ma anche la Lega Nord non ha riscosso il successo sperato.
Eppure il presidente del consiglio in carica si era battuto come un leone per questa tornata elettorale, monopolizzando in contemporanea tre diversi tg, promettendo condoni edilizi a Napoli, evidenziando a più riprese come una vittoria elettorale del centrosinistra avrebbe portato i cosacchi a cavallo dal Don sino alle città italiane, ed anche la Lega Nord a Milano, parlando della futura "zingaropoli" di Pisapia, aveva provato a mobilitare l'elettorato mediante quella potente tecnica di persuasione sociale nota come "il ricorso alla paura".

Non ha funzionato nulla ed il pdl, in particolare, è crollato.

Molto si scriverà nei prossimi giorni sulle motivazioni di questa debacle, ed anche io mi permetto di avanzare alcune ipotesi:
 
1) L'Italia negli ultimi anni, con la crisi economica, è cambiata profondamente, infatti se analizziamo la disoccupazione giovanile vediamo un fenomeno che ormai riguarda tutta la penisola, come pure la sofferenza della piccola e media impresa riguarda ormai anche le provincie ricche del Nord, riducendosi così paradossalmente il divario nord-sud che aveva avuto in passato un ruolo determinante negli exploit leghisti.
 
2) L'azione attuata con "ammirabile" costanza dal Partito del Cemento in questi ultimi anni,Partito che dalla Maddalena sino alle città ed alle provincie del Nord, ha provveduto a devastare coste, disboscare boschi, cementificare parchi naturali, sventrare quartieri di città e cittadine, adducendo i più variegati pretesti - eccone un sintetico campionario: "rilanceremo l'economia","così creiamo lavoro","dopo questa grande manifestazione sportiva serviranno strutture ricettive per i turisti che arriveranno in gran numero", "servono i parcheggi","stiamo spostando le zone verdi", "dobbiamo lottare contro gli ambientalisti del no","le piante secolari sono malate","così miglioriamo la circolazione del traffico", e via andare con altre cretinate del genere - spesso profittando dei "grandi eventi" e di un falso mito del "progresso" (ossia che il "progresso" possa esserci soltanto riducendo la qualità di vità delle persone e a discapito della tutela dell'ambiente, idea balzana che trova da noi ancora un certo credito mentre in paesi avanzati come la Germania viene considerata un'assurdità).
Tale azione dissennata risulta ormai palese ai più, come pure l'inquinamento atmosferico, che ormai rappresenta una minaccia per la salute di molti italiani.
 
3) L'idea ormai presente nella testa di molta gente che lo sviluppo si muova su linee direttive ben diverse da quelle ipotizzate dalla dirigenza del pdl, e che quindi si debba evitare il "titanismo" delle grandi opere (che, fanno notare alcuni economisti, in questa Italia difficilmente si riesce poi a terminare una volta iniziate, data la mancanza di fondi, e che inoltre provocano spesso piccole apocalissi ambientali a fronte di un'utilità dubbia) e mirare invece, per produrre lavoro, alle tante "micro-opere" (come ad esempio ristrutturazioni di scuole e ospedali, cura del manto stradale, miglioramento della tenuta dei ponti, etc, etc).
 
4) La perdita di appeal dell'icona dell' imprenditore milanese anni "80 e "90, che, nell'immaginario di allora, solo contro tutti e partendo dal nulla, realizzava la propria fortuna. Molti giovani italiani si son resi conto che, nell'Italia di oggi, partendo dal nulla non si arriva a nulla dato che le porte del successo professionale sono state in gran parte chiuse a doppia mandata da una casta di anziani privilegiati, composta da politici ma anche da professori, manager, giornalisti, banchieri e compagnia cantante, fatta delle medesime facce che occupano (o fanno occupare dai loro parenti e sodali) tutto l'occupabile e non lasciano alcuno spazio ad una nuova generazione di ricercatori, di aspiranti imprenditori, di scienziati, di intellettuali, di artisti, ai quali non resta che ridursi a fare lavori precari e a meditare nella propria stanzetta con stipendi da fame.
 
5) L'autoreferenzialità di una certa classe politica che mira a proteggersi, ed a costruire formule di alleanze e bizzarre alchimie mentre l'Italia sprofonda nel baratro.
 
6) Dulcis in fundo, la passione nucleare del nostro attuale premier che, anche dopo il disastro ambientale ed economico di Fukushima, sembra non sia venuta meno (resta nella Storia la sua intervista insieme al presidente francese in cui il suddetto dichiarava che, appena il popolo italiano si fosse dimenticato del Giappone, il suo governo avrebbe ripreso i progetti nucleari).
 
Ma niente sarebbe potuto accadere se tutte le istanze di cambiamento non fossero state rappresentate, nelle città più grandi e nelle cittadine, con dignità e determinazione da persone oneste intellettualmente e di buona volontà, indipendentemente dall' appartenenza politica.
Tutto ciò credo abbia determinato la fine di un mondo, anche se ciò non significa che il berlusconismo sia evaporato tout-court, e che il pdl abbia esaurito il suo percorso storico.
La situazione è ancora in evoluzione, e questo è bene ricordarselo.
Perché la tentazione per i sindaci eletti per il centrosinistra potrebbe essere proprio quella di introiettare, una volta giunti nella "stanza dei bottoni", una vetusta "realpolitik" che li porterebbe ad isolarsi e a non capire più i nuovi bisogni dei propri concittadini.

Carlo Dentali