giovedì 9 giugno 2011

TERZA PISTA DI MALPENSA:UNA NECESSITA' O UN ECOMOSTRO?

Uno studio abbastanza recente condotto dal medico epidemiologo di Brema, dott. Eberhard Greiser, ha preso in esame più di un milione di persone residenti vicino all'aeroporto di Colonia-Bonn allo scopo di valutare quale rilevanza aveva la vicinanza all'aeroporto nel determinare qualità e quantità delle patologie che interessevano gli abitanti. Si è così scoperto che aumentava, sia nei residenti di sesso maschile che in quelli di sesso femminile, il rischio di andare incontro a malattie cardiovascolari (fra cui l'ictus) e che, per le donne, aumentava la frequenza di tumori al seno e leucemie. Tale studio, uscito sul settimanale Der Spiegel, credo ci debba portare a riflettere anzitutto sulla necessità che studi di tal genere vengano ripetuti ovunque in Europa vi siano grandi insediamenti aeroportuali, al fine di valutare l'impatto di questi sugli abitanti e, in secondo luogo, sull'opportunità di considerare la ricaduta sulla salute dei residenti in una determinata provincia\regione come il più ingente fra i "costi" che un territorio che ospita un grande aeroporto arriva a sopportare.



Datosi tali aspetti del problema, ne consegue: le società che questi aeroporti gestiscono dovrebbero procedere con prudenza nella loro programmazione, e, soprattutto, dovrebbero considerare il territorio stesso con i suoi abitanti, e non solo un gruppetto di autorità più o meno rappresentative, come un loro importante interlocutore.



Dubito fortemente che tale prudenza d'azione sia stata la regola nell'ideazione del masterplan della Sea, inerente un ulteriore sviluppo strutturale sul territorio della provincia di Varese dell'aeroporto di Malpensa. Se è pur vero che l'aspetto paradossale di essere considerato un "aeroporto di Milano", quando lo stesso si trova interamente sul territorio della provincia di Varese, spiega come le decisioni sui programmi futuri di questa stazione aeroportuale vengano prese in gran parte a Milano ed in Regione Lombardia escludendo spesso la provincia, è altrettanto vero che spesso si intravede una volontà dei gestori di "scavalcare" l'opinione pubblica per imporre scelte assai discutibili. Io credo che ciò non sia più tollerabile: se gli abitanti della provincia di varese, ed in particolare del gallaratese, subiscono i danni ambientali di questo aeroporto, vedisi quanto sta succedendo all'importante Parco del Ticino,e con tutta probabilità anche ingenti danni alla propria salute, è loro diritto rivendicare un ruolo importante in ogni scelta di programmazione attuata dalla Sea che gestisce questo aeroporto ed un'assoluta trasparenza sulle motivazioni addotte per ogni decisione strategica.



Non mi pare che questo metodo virtuoso sia stato seguito di recente per la questione "terza pista". Di fonte al netto no di compagnie aeree e di Assaereo, e degli abitanti della zona, vediamo la Sea insistere comunque nel piano, incurante delle ricadute sul territorio di quella che, a tutti gli effetti verrebbe ad essere un'opera fortemente impattante totalmente ingiustificata e ingiustificabile, o, per meglio dire, giustificabile soltanto seguendo i criteri del noto Partito del Cemento, per cui quel che conta è cementificare e costruire, non il fine per cui si costruisce. Credo che, nell'Italia di oggi, un simile modo di rapportarsi al territorio non sia più ammissibile, ed è perciò che bene ha fatto la segreteria regionale del psi, nelle parole di Giuseppe Nigro, a stigmatizzare questo agire discutibile in una recente nota apparsa sulla Prealpina.

Carlo Dentali

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