sabato 30 aprile 2011

L'ARTE DELLA GUERRA DI WALTER

Immaginate se Garibaldi a Calatafimi avesse detto ai Mille: "All'assalto, ma il nemico è invincibile!".

Ho letto l’intervista di Walter Veltroni - pubblicata da La Repubblica, giovedì 21 aprile - con attenzione e con apprensione.

Veltroni condusse il partito al miglior risultato, 33,4%, ma fu travolto da critiche certamente ingenerose e preferì ritirarsi. Con altra tempra sarebbe rimasto al suo posto. Per questo l’ho cancellato dai miei affetti. Ma comprendo il suo umano desiderio di rivalsa.
Afferma Veltroni che deve avviarsi “una fase simile a quella della ricostruzione postbellica”.
Se la fase postbellica di Veltroni è la stessa che ricordo io, cioè il decennio 1945-1955, già mi allarmo per la divergenza di esperienze e di memoria.
Per sua fortuna Veltroni non ha conosciuto quale fosse la condizione di una famiglia operaia del primo dopoguerra, la miseria e le umiliazioni dell’immigrazione interna, la volontà caparbia di resistere ed emergere.
Non può esserci raffronto tra la condizione italiana del dopoguerra e quella attuale, solo la condizione d’oggi di molti immigrati può paragonarsi alla nostra condizione d’allora.

Oppure Veltroni vuol riferirsi alla amarissima (ma provvidenziale) sconfitta del 18 aprile 1948, che aprì la serie delle sconfitte della sinistra, incapace – unica in Europa – di evolvere a protagonista autonoma della storia politica e sociale del Paese. Su questo argomento rimando ad alcune considerazioni che Giuseppe Adamoli ha ospitato nel suo prestigioso blog.
Veltroni indica la soluzione della crisi attuale, causata dal cosiddetto “berlusconismo”, nella formazione di un “governo di decantazione”: se ben capisco dovrebbe trattarsi di una coalizione di tutte le forze politiche che non hanno mai vinto una elezione, politica e regionale, che dovrebbe prendere il posto dell’attuale maggioranza che, invero, le elezioni le ha vinte.

A questo punto sono quasi terrorizzato, perché questo (chiamiamolo con il suo nome) colpo di stato potrebbe attuarsi soltanto con la complicità del Presidente della Repubblica.
Sappiamo che la tentazione autoritaria alligna a sinistra: da Asor Rosa a Di Pietro a Franceschini, si è invocato l’intervento dei Carabinieri, delle Forze Armate, e persino (a sfregio della Resistenza) la ricostituzione del Comitato di Liberazione Nazionale, mentre Eugenio Scalfari insiste nel suggerire l’intervento del Colle.
E’ sconsolante come si sia dimenticata la lezione leniniana dell’estremismo malattia infantile, e si travisi la concezione gramsciana dell’egemonia.
(Di Gramsci ricorrerà, il prossimo 27 aprile, l’anniversario della morte: il circolo Garibaldi lo ricorderà nel corso della celebrazione della Resistenza di giovedì 28. E’ un onore per noi che il senatore Giuseppe Gatti abbia accettato di presiedere l’evento).

Oppure, ritornando alle tesi di Veltroni, oppure le elezioni anticipate: ma c’è il rischio – afferma Veltroni - che Berlusconi vinca un’altra volta!

Veltroni pare avere introitato la lezione di Obama, il presidente USA che con le truppe impegnate sui fronti di guerra fissa la data del ritiro, rendendo inutile e vana qualsiasi goccia di sangue sia versata ancora.
E, mi pare, una radicale innovazione dell’arte della guerra: spronare alla lotta affermando che il nemico è praticamente invincibile!

E qui l’ultima mossa: a campagna elettorale aperta chiedere a Casini di allearsi con il centrosinistra. Ovviamente Casini – che non è un pirla – ha risposto di no ed io immagino il soave sogghigno dell’amico Luigi Patrini!

Credo di aver dato conto delle motivazioni della mia apprensione: sarò grato se si vorrà tranquillizzarmi, spiegandomi per filo e per segno la sagacia di queste innovazioni strategiche.

ulderico monti

venerdì 29 aprile 2011

GLI EROI E I TRADITORI

Gli Eroi e i Traditori o Della paura della Morte

Questa noterella è una povera riflessione che ha origine dalla lettura di “Nostro fratello Giuda” di don Primo Mazzolari – Pasqua 1958. A mia vergogna dirò che non conoscevo questo altissimo insegnamento di misericordia: sono grato al carissimo don Ambrogio Villa di avermelo indicato.

I grandi ideali hanno sempre annoverato Eroi e Traditori: è regola universale sempre verificata nella grande Storia e sempre rinnovata nel mondo e anche qui da noi, nella nostra piccola cronaca.

Gli interpreti del dramma umano della fedeltà agli ideali e del rinnegamento vivono la loro sempre drammatica esperienza con tutta la ricchezza o la povertà della propria umanità e nessuno di noi potrà mai sapere quale destino ci attenda e come si concluderà la nostra esistenza.

La consapevolezza del nostro incerto destino ci obbliga a non ergerci a giudici di nessuno e ci inclina al compatimento delle miserie umane che sono anche nostre.
Tanto più saremo comprensivi e compassionevoli – sperando che altri lo siano nei nostri confronti – quando assistiamo alla decadenza etica di persone che avevamo considerato esempio di dignità ed onore.

Forse è il terrore della Morte che incombe su noi e di cui acquisiamo maggior contezza nella nostra vecchiaia che può indurci nella umanissima tentazione di contrastarne il potere sovrano con l'illusoria esplosione della nostra libidine, quale irrazionale tentativo di ritrovare e preservare la nostra perduta giovinezza.

Tra le libidini che ci minacciano, è probabile che la libidine erotica sia la più innocente, e la più pericolosa sia la libidine del potere.
E' così che donne e uomini si arrendono a deplorevoli ambizioni che li condannano al rinnegamento degli ideali o delle illusioni che forse un tempo li hanno ispirati.

Non giudichiamo, non ne abbiamo il diritto: noi che potremmo un giorno esser colti dalla stessa libidine, che potremmo cedere alla tentazione dei trenta denari del nostro fratello Giuda, possiamo esprimere soltanto la nostra compassione per le sorelle e i fratelli traditori.

Ulderico Monti

mercoledì 27 aprile 2011

CAMPAGNA ELETTORALE




CARABINIERI

Noi abbiamo servito la Patria e giurato fedeltà alla Repubblica. Esprimiamo la collera e la indignazione per l’aggressione che ha gravemente ferito due Militi dell’Arma dei Carabinieri: ad essi la nostra solidarietà.
Ci chiediamo come abbia potuto accadere che la pattuglia dei Carabinieri sia stata colta di sorpresa e non abbia fatto uso delle armi in dotazione.
Dovrebbe essere assiomatico che chiunque osi attaccare l’Arma – e in generale le Forze dell’Ordine – lo fa a rischio della propria vita.
Soltanto il rigore delle regole d’ingaggio delle Forze dell’Ordine e la dura applicazione della Legge potranno garantire l’ordinato assetto della nostra democrazia.
Noi siamo per l’Ordine.

Giambattista Giannotto – Carabiniere in congedo
Ulderico Monti – Ufficiale dell’Esercito in congedo

giovedì 21 aprile 2011

AIUTO !!!!

www.video.mediaset.it/video/iene/puntata/222153/pelazza-il-parco-dello- spaccio.html

Cari amici lettori del blog Vi invito a visionare questo link , servizio delle Iene andato in onda ieri sera mercoledì 20- aprile 2011, alle ore 21.00 su italia uno, di cui io personalmente apprezzo il loro intervento. Mi dispiace vedere queste situazioni squallide e pericolose nella nostra città. Lascio a Voi giudicare e commentare in che società ci troviamo......
Giambattista Giannotto

martedì 19 aprile 2011

PER COSA NON SI VOTA A GALLARATE E PER COSA SI VOTA

A Gallarate è tempo di elezioni, fra non molto si voterà per eleggere sindaco e giunta: i politici locali ne parlano e si schierano, troppi fra loro intenti a proporre qualche immaginario shangri-la agli elettori ci spiegano perché uno dovrebbe votarli e votare il loro partito.

Io ritengo opportuno che ogni cittadino, prima di ogni altro ragionamento, si soffermi a pensare per cosa NON SI VOTA a Gallarate.

-Non si vota pro o contro Ruby-rubacuori.
-Non si vota pro o contro il processo breve.
-Non si vota pro o contro il carniere di barzellette che l'attuale presidente del Consiglio sciorina in tante occasioni pubbliche.
-Non si vota pro o contro il comunismo, in quanto il comunismo fa ormai parte della Storia, come Stalin, Hitler e Tamerlano, non certo del 2011.
-Non si vota pro o contro l'emigrazione dall'Africa, perché tale emigrazione è un fenomeno epocale e drammatico che riguarderà sempre più nei prossimi anni l'Italia e l'intera Europa, indipendentemente dal colore politico dei governi.
-Non si vota pro o contro le tasse, perchè governi e comuni, che siano di destra, centro, sinistra o leghisti, ne abbisognano e non mancano mai di caricarle sui cittadini in forma diretta (i meno furbi) o in forma indiretta (i più furbi).
-Non si vota pro o contro il federalismo, perchè la possibilità di realizzarlo è già nelle mani dei ministri del governo attualmente in carica.
-Non si vota pro o contro la Padania.
-Non si vota pro o contro la guerra in Libia, Gheddafi e le gheddafine.
-Non si vota per permettere a questa o quella forza politica di acquisire maggiore rilevanza sullo scacchiere della politica regionale, dato che le elezioni regionali ci sono già state.
-Non si vota pro contro una persona che promette il "massimo" per giovani, famiglie, scuola e ambiente, ma ci si domanda piuttosto costui, che governava insieme al sindaco uscente la città, cosa ha fatto sinora per giovani, famiglie, scuola e ambiente e ci si domanda inoltre cosa intenda per il "massimo", perchè è un termine sin troppo vago, persino ambiguo: il "massimo" può anche significare il "massimo del cemento" su Gallarate, e non credo che molti gallaratesi sarebbero d'accordo.

Se per "politica" intendiamo ancora "l'organizzazione, l'amministrazione dello Stato e la direzione della vita pubblica", dovremmo chiederci quale direzione della vita pubblica propongono a Gallarate ed ai suoi cittadini i candidati in campo, e su questa base orientare una scelta di voto.

Io credo che l'ingegner GUENZANI, che i SOCIALISTI GALLARATESI sostengono fortemente,
1)con la sua scelta di porre un freno alla cementificazione della città ed agli ecomostri,
2)con la volontà di puntare sui servizi alla persona e di rendere i quartieri della città vivi e maggiormente vivibili, e non dei dormitori,
3)con la sua rinuncia a ragionare in termini di tattica politica (come invece sembrano ragionare i suoi avversari),
proponga la MIGLIOR DIREZIONE per Gallarate e perciò la POLITICA MIGLIORE.

Carlo Dentali

lunedì 18 aprile 2011

LISTA CANDIDATI

Socialisti e Repubblicani



Candidato sindaco:
Edoardo Guenzani






1. Cesarino Ivan
2. Ciccocioppo Aurelio
3. Cunzolo Andrea
4. De Lucia Matteo
5. Dentali Carlo
6. Dicati Catia
7. Disarò Federico Giovanni
8. Faillace Gian Domenico William
9. Federico Salvatore Emanuele
10. Forti Fausto
11. Giannotto Giambattista
12. Grisolia Marco
13. Lombardi Maria Teresa
14. Monti Ulderico
15. Orlando Michele
16. Perrone Biagio
17. Rainoldi Santino Giuseppe
18. Todaro Saverio
19. Vadalà Giuseppe
20. Veneziani Roberto

COMUNICATO ROBERTO BISCARDINI



PRESENTATO RICORSO CONTRO IL NUOVO PSI
Care compagne e cari compagni, vi comunico che ho presentato il ricorso contro la lista del Nuovo Psi che si presenta in alleanza con il centrodestra di Letizia Moratti.
Vi allego il testo del comunicato stampa.
A presto Roberto Biscardini

MILANO,RICORSO DEI SOCIALISTI CONTRO IL SIMBOLO DEL NUOVO PSI E’ stato depositato questa mattina alla Commissione elettorale circondariale alle ore 11,40 il ricorso del Partito Socialista Italiano contro la lista denominata Nuovo PSI ritenendo illegittima l’ammissione di tale lista. I socialisti del PSI chiedono la ricusazione del contrassegno illegittimamente utilizzato dal “Nuovo PSI” , in quanto riproduce un simbolo e nome tradizionalmente caratterizzanti il PSI, peraltro depositario dei simboli con il garofano. Il ricorso è stato presentato da Roberto Biscardini, segretario provinciale del PSI, oggi candidato al Comune di Milano nelle liste del PD, a seguito di un accordo elettorale tra i due partiti, che ha dichiarato: “Un ricorso fatto per ragioni di giustizia. Non consentiamo l’uso di simboli tradizionali del PSI che sono per altro in nostro possesso. Sul piano politico c’è di peggio, vedere la parola PSI a fianco di Letizia Moratti fa veramente tro ppa impressione. Al di là dei soldi che la Moratti ha messo in campo per disporre di un numero smisurato di simboli di partito. Ma gli elettori non sono stupidi, i socialisti a Milano non stanno con la Moratti.”

venerdì 15 aprile 2011

C'era una volta il 25 aprile

C’era una volta il 25 aprile.

Il fronte bloccato sulla Linea Gotica, la Resistenza tra i monti della Lunigiana, i rastrellamenti e la fame; era il terribile inverno del ‘44-45, tempo di odio e di speranza.

Avevamo sgomenti vissuto la vergogna dell’8 settembre, l’esercito in fuga che implorava abiti civili, e tra i boschi sopra Pontremoli avevamo incontrato i primi ribelli, quando le scarpe rotte erano la drammatica realtà.

Si organizzarono le prime formazioni, gli aeroplani degli Alleati effettuavano i “lanci” di armi e rifornimenti.

Il 25 aprile 1945 fu la liberazione, una primavera radiosa di pace e di libertà.

E di illusioni.

Credemmo fermamente che si fosse compiuto il secondo Risorgimento, che l’eroismo di pochi avesse riscattato l’onta dei Savoia (e del complice Mussolini, dittatore anomalo, incaricato dal re a Primo Ministro, e dal re licenziato), che nel corso nuovo della storia d’Italia svanisse l’età degli “oziosi principi” e delle “vilissime armi”, esecrate dal sempre nostro contemporaneo Machiavelli.

Seguirono gli anni della minaccia sovietica sull’Europa e del difficile corso della democrazia italiana, ma, nei decenni, vanamente sperammo che la Liberazione, il 25 aprile, divenisse il lievito della coscienza unitaria della Nazione, che si ricomponesse la memoria lacerata ed il rispetto di tutti i morti.

Vane illusioni: il fallimento storico della sinistra italiana, mai capace di assurgere – unica in Europa - al ruolo di protagonista autonoma dei destini del Paese, e la mistificante interpretazione auto-assolutaria degli errori commessi, hanno avvilito la volontà unitaria e segnato il destino della democrazia italiana, debole ed incompiuta.

In questo contesto ci chiediamo come possa ricomporsi il quadro dell’Unità d’Italia, lacerato da mitizzazioni e mistificazioni, affinché possa avverarsi il significato della Resistenza quale esito del Risorgimento, riscatto - dall’onta del servaggio - dell’onore e della dignità.

Questo fu la Resistenza, questo deve essere ribadito, ma non diremo che dalla lotta di liberazione ebbe origine la democrazia italiana, perché essa ci fu data in sorte a Yalta dalla divisione dell’Europa in zone di influenza: ad Occidente, libertà e democrazia, ad Oriente oppressione e tirannia.

L’Italia fu democratica perché la linea di Yalta passava da Trieste, come tragicamente sperimentarono gli Italiani di Istria e di Dalmazia.

La riprova l’abbiamo nell’esperienza iugoslava, che conobbe il più forte movimento di resistenza in Europa, ma non ebbe come esito la democrazia, e nell’esperienza tedesca, che non ebbe resistenza armata, ma che generò una democrazia forte e compiuta ad Occidente, e una dittatura ad Oriente.

Questa è la verità storica, fondamento della riconoscenza e della solidarietà con il popolo degli Stati Uniti d’America.

Che fare?

Nei giorni prossimi di maggio ricorrerà l’anniversario della spedizione dei Mille, la folle intrepida impresa che unificò l’Italia e radicò la partecipazione di popolo all’Unità.

Nel segno dell’impresa garibaldina, prima che quell’impresa fosse offuscata dal massimalismo comunista, vivemmo la realtà delle Brigate Garibaldi della Resistenza.

Per recuperare il senso primigenio del 25 aprile, ricominceremo dal Risorgimento:

C’era una volta il generale Giuseppe Garibaldi…”

ulderico monti

martedì 12 aprile 2011

Si è sempre meridionali di qualcuno. La Lega dei Ticinesi vince le elezioni nel Canton Ticino

lunedì 11 aprile 2011

Tempi duri per i lavoratori varesini e comaschi. La recente vittoria elettorale della Lega dei Ticinesi nel Canton Ticino è lì a dimostrare che il razzismo elettoralmente paga. Questa volta però le prime vittime sono i Padani, infatti, il leader leghista, Giuliano Bignasca ha prontamente dichiarato che bisogna difendere il lavoro dei ticinesi contro i frontalieri.


La Lega ticinese è cresciuta di 7,6 punti percentuali e raggiunge il 29,8% dei voti. In calo invece i partiti storici del Canton Ticino: Partito liberale radicale (-3 punti percentuali scende al 25%), il Partito popolare democratico (-1,9 punti percentuali scende al 19,9%) e il Partito socialista (-5 punti percentuali scende al 16,3%). Crescono i Verdi (+4 punti percentuali al 6,1%).


Il leader della Lega dei Ticinesi, emulo di Umberto Bossi, denuncia la continua crescita della popolazione di origine straniera, apri al 23% degli abitanti. Nel mirino di Giulaino Bignasca, un signore dall'aria inquietante, soprattutto le naturalizzazioni quadruplicate negli ultimi anni e passate, secondo l'Ufficio Statistica Cantonale, dalle 10.000 del 1989 alle 45.000 del 2.009. Il 40% degli stranieri arriva in Svizzera tramite ricongiungimento familiare e questo è intollerabile per il rude ticinese, perché nella Confederazione dovrebbero starci gli stranieri che lavorano e non i loro familiari.


Nella propaganda della Lega Ticinese ci sono tutti gli ingredienti che hanno fatto esplodere elettoralmente la Lega in Lombardia: il tema della sicurezza, che alimenta l'idea che i criminali sono tutti stranieri, il tema dell'istruzione secondo cui la presenza di bambini stranieri rallenta i ritmi di apprendimento dei locali e quello dell'assistenza sociale che vuole gli stranieri fruire dei servizi sociali pagati con i soldi degli svizzeri.


Cosa accadrà ora che la Lega dei Ticinesi è diventata il primo partito del Canton Ticino? Certamente un aumento di intolleranza e xenofobia di cui rischiano di diventare vittime i frontalieri. Non a caso sui manifesti della Lega Ticinese si poteva leggere: "Nel nostro Cantone lavorano 48.000 frontalieri mentre quasi 20.000 ticinesi sono in cerca di un lavoro!"

Circolo Garibaldi: del dare e dell'avere

Amici e compagni di area socialdemocratica ci interpellano sulla vicenda di una personalità del socialismo gallaratese del passato che oggi concorre alle elezioni amministrative in rappresentanza di una formazione politica inedita.

Non mancano polemiche e critiche rivolte al gruppo dei socialisti cittadini, accusati di trascuratezza e di negligenza nei confronti di un dirigente di chiara fama, che tanto aveva dato al movimento nei decenni trascorsi e che sarebbe stato indotto dalla distratta irriconoscenza degli antichi compagni a trasmigrare ad altro domicilio politico.

Seppure non abbia avuto esperienza diretta di molte gloriose esperienze del socialismo cittadino, devo respingere le accuse di irriconoscenza e distrazione

rivolte ai miei compagni. Lo dimostrano i fatti.

Dal 2008 s'è costituito a Gallarate il circolo culturale e politico Giuseppe Garibaldi che fino ad oggi ha realizzato 28 iniziative di rilevanza politica, espressione delle posizioni del socialismo democratico cittadino.

Nel 2009 il circolo Garibaldi (d'intesa con il partito) ritenne fosse tempo di verificare le condizioni possibili di riorganizzazione politica sul territorio e si assunse il compito di organizzare gli opportuni incontri.

Venerdì 8 maggio 2009, alla Cooperativa Arnatese, si svolse l'incontro con l'avv. Andrea Buffoni, intervistato dal dott. Pascarella de La Prealpina, sul tema “Socialismo e socialisti. Storie e prospettive”.

Due mesi dopo, lunedì 6 luglio 2009, con la presenza di Giuseppe Nigro - Segretario provinciale e attuale Presidente regionale del P.S.I. - si replicò con un conferenza sul tema “La crisi della socialdemocrazia”, in cui l'avv. Andrea Buffoni e l'on. Daniele Marantelli dialogarono con il giornalista Angelo Perna.

La nostra attenzione verso l'esponente del comune passato socialista non trovò seguito e di conseguenza le occasioni di incontro si interruppero.

E' così documentato come il circolo Garibaldi e i socialisti gallaratesi abbiano agito con previdente intelligenza in grande anticipo sui tempi della competizione elettorale.

Pertanto qualsiasi insinuazione o accusa di disattenzione e irriconoscenza è assolutamente infondata.

Cordiali saluti

p. Circolo Giuseppe Garibaldi

Ulderico Monti

I disperati del Mediterraneo

“ … gli si avventò un'onda altissima,

con terribile impeto, e fece girare la zattera.

Lontano, fuori dalla zattera fu sbalzato e il timone

lasciò andare di mano: in mezzo si spezzò l'albero

sotto l'orrenda raffica dei venti lottanti,

lontano la vela e l'antenna caddero in mare.

Molto tempo rimase sommerso, non fu capace

di tornar subito a galla, sotto l'assalto della grande onda:

le vesti lo appesantivano....”. (Odissea - Libro quinto, 313-321. Versione Rosa Calzecchi Onesti)


Sono convinto che nel Mediterraneo un naufrago affoghi oggi con le stesse modalità di terrore e di disperazione dei naufraghi di tremila anni fa.Ma se Ulisse aveva dalla sua Dee e Ninfe, i disperati che muoiono a due passi dal civilissimo Occidente sono disperatamente soli.

Noi, agguerriti occidentali, abbiamo mezzi che dall'alto dei cieli ispezionano il territorio per la nostra sacrosanta sicurezza e che per virtù tecnologica potrebbero “contare i peli delle zampe delle mosche”, ma non riusciamo a vedere i barconi che vanno alla deriva, quando partono dalle coste africane.

Perché, se il destino dei reietti è di annegare che anneghino, ma lo facciano fuori dalle acque territoriali.

E qui si viene al punto cruciale: le acque “territoriali”, di chi?

Una concezione razionale e solidale, e perciò pateticamente utopica, affermerebbe che le coste mediterranee del continente europeo siano, appunto, i confini dell'Europa politica.

Dunque le acque territoriali a cui approdano i disperati, se provvidenzialmente non sono annegati prima, sarebbero di pertinenza dell'Europa politica.

Non è così, a conferma da ciò che ben sappiamo: l'Europa politica non esiste!

Come surrogato abbiamo una costosa casta di burocrati che, con forbito linguaggio e aristocratico sussiego, ha fatto propria l'essenza dell'efficacissima sintesi del geniale Umberto Bossi.

Fuori dalle balle!”.

Con voce impotente grido la mia angoscia, perché so che verrà il giorno in cui ci verrà presentato il conto:

Dio vendicatore, risplendi! Alzati, giudice della terra, rendi ai superbi quello che si meritano!” (salmo 94, 1.2).

E noi?

Ulderico Monti