L'ARTE DELLA GUERRA DI WALTER
Immaginate se Garibaldi a Calatafimi avesse detto ai Mille: "All'assalto, ma il nemico è invincibile!".
Ho letto l’intervista di Walter Veltroni - pubblicata da La Repubblica, giovedì 21 aprile - con attenzione e con apprensione.
Veltroni condusse il partito al miglior risultato, 33,4%, ma fu travolto da critiche certamente ingenerose e preferì ritirarsi. Con altra tempra sarebbe rimasto al suo posto. Per questo l’ho cancellato dai miei affetti. Ma comprendo il suo umano desiderio di rivalsa.
Afferma Veltroni che deve avviarsi “una fase simile a quella della ricostruzione postbellica”.
Se la fase postbellica di Veltroni è la stessa che ricordo io, cioè il decennio 1945-1955, già mi allarmo per la divergenza di esperienze e di memoria.
Per sua fortuna Veltroni non ha conosciuto quale fosse la condizione di una famiglia operaia del primo dopoguerra, la miseria e le umiliazioni dell’immigrazione interna, la volontà caparbia di resistere ed emergere.
Non può esserci raffronto tra la condizione italiana del dopoguerra e quella attuale, solo la condizione d’oggi di molti immigrati può paragonarsi alla nostra condizione d’allora.
Oppure Veltroni vuol riferirsi alla amarissima (ma provvidenziale) sconfitta del 18 aprile 1948, che aprì la serie delle sconfitte della sinistra, incapace – unica in Europa – di evolvere a protagonista autonoma della storia politica e sociale del Paese. Su questo argomento rimando ad alcune considerazioni che Giuseppe Adamoli ha ospitato nel suo prestigioso blog.
Veltroni indica la soluzione della crisi attuale, causata dal cosiddetto “berlusconismo”, nella formazione di un “governo di decantazione”: se ben capisco dovrebbe trattarsi di una coalizione di tutte le forze politiche che non hanno mai vinto una elezione, politica e regionale, che dovrebbe prendere il posto dell’attuale maggioranza che, invero, le elezioni le ha vinte.
A questo punto sono quasi terrorizzato, perché questo (chiamiamolo con il suo nome) colpo di stato potrebbe attuarsi soltanto con la complicità del Presidente della Repubblica.
Sappiamo che la tentazione autoritaria alligna a sinistra: da Asor Rosa a Di Pietro a Franceschini, si è invocato l’intervento dei Carabinieri, delle Forze Armate, e persino (a sfregio della Resistenza) la ricostituzione del Comitato di Liberazione Nazionale, mentre Eugenio Scalfari insiste nel suggerire l’intervento del Colle.
E’ sconsolante come si sia dimenticata la lezione leniniana dell’estremismo malattia infantile, e si travisi la concezione gramsciana dell’egemonia.
(Di Gramsci ricorrerà, il prossimo 27 aprile, l’anniversario della morte: il circolo Garibaldi lo ricorderà nel corso della celebrazione della Resistenza di giovedì 28. E’ un onore per noi che il senatore Giuseppe Gatti abbia accettato di presiedere l’evento).
Oppure, ritornando alle tesi di Veltroni, oppure le elezioni anticipate: ma c’è il rischio – afferma Veltroni - che Berlusconi vinca un’altra volta!
Veltroni pare avere introitato la lezione di Obama, il presidente USA che con le truppe impegnate sui fronti di guerra fissa la data del ritiro, rendendo inutile e vana qualsiasi goccia di sangue sia versata ancora.
E, mi pare, una radicale innovazione dell’arte della guerra: spronare alla lotta affermando che il nemico è praticamente invincibile!
E qui l’ultima mossa: a campagna elettorale aperta chiedere a Casini di allearsi con il centrosinistra. Ovviamente Casini – che non è un pirla – ha risposto di no ed io immagino il soave sogghigno dell’amico Luigi Patrini!
Credo di aver dato conto delle motivazioni della mia apprensione: sarò grato se si vorrà tranquillizzarmi, spiegandomi per filo e per segno la sagacia di queste innovazioni strategiche.
ulderico monti
Nessun commento:
Posta un commento