Giuseppe Adamoli è un Lombardo. Piero Fassino è un Piemontese.
Adamoli e Fassino hanno un progetto?
Io credo di si, desidero che abbiano un progetto.
1.
Giuseppe Adamoli percorre la Lombardia con appassionata determinazione a presentare il suo ottimo libro “Cuore e Regione”, una affilata “spada a doppio taglio” di ragione e speranza, e suscita un dibattito che ripercorrendo il passato è teso a costruire – è questa la speranza – una via d'uscita dalla crisi che attanaglia il Paese, la Regione, ma soprattutto la sinistra (o, se si preferisce, il centrosinistra).
Nel suo blog – che è un laboratorio di critica e di proposta (e se occorre anche di autocritica) - Giuseppe Adamoli ha fatto i conti con la distruzione del Partito socialista che – come egli afferma – fu “una delle ragioni del tracollo della prima repubblica”:
“...A mio modo di vedere una concausa fu la volontà convergente di DC e PCI di non prendere nemmeno in esame il progetto di Grande Riforma Costituzionale e istituzionale che Bettino Craxi aveva avanzato alcuni anni prima. La proposta doveva essere certamente modificata, ma il motivo del rifiuto era costituito anche dalla paura di una erosione di consensi che ne sarebbe probabilmente derivata alle due forze egemoni del governo e della opposizione.
A ben vedere tutto quanto è stato attuato o tentato (spesso malamente) negli ultimi vent’anni in termini di riforma dello stato ha preso spunto da quella intuizione socialista gettata anzitempo nel cestino. La pregiudiziale anticraxiana, in parte sicuramente giustificata, ha operato pesantemente anche in seguito, producendo una disattenzione del centro sinistra verso tutta l’area socialista trattata come se fosse di destra e non di sinistra. Un’operazione di cretineria politica che al Pd è costata moltissimo, soprattutto in Lombardia” (1 marzo 2011).
2.
Piero Fassino, limpido vincitore delle primarie del Partito Democratico per la candidatura a sindaco di Torino, ha rilasciato (La Repubblica, martedì 1 marzo 2011) un'intervista determinante per infrangere la visione romanocentrica del suo partito:
“Ho deciso di candidarmi a sindaco perché penso che la classe dirigente non sia costituita solo dai vertici del partito romano, ci sono altre posizioni strategiche, come le grandi città. Hanno la stessa influenza. In tempi di federalismo il centrosinistra dovrebbe avere più consapevolezza della diversità dei territori. Non è un caso che il sindaco di Milano sia un ex ministro, come il sindaco di Roma e il presidente del Veneto e che il governatore del Piemonte abbia guidato il gruppo parlamentare del suo partito alla Camera”.
Piero Fassino, quando fu segretario dei Democratici di Sinistra, ripropose – come Adamoli oggi – la questione della socialdemocrazia italiana nel suo libro “Per passione”, sciogliendo il nodo del giudizio politico su Craxi, per stabilire che egli fu un innovatore e un modernizzatore della politica italiana.
“La sfida di Craxi colse i comunisti impreparati e mise a nudo il loro ritardo a misurarsi con la modernità” scriveva Fassino e giudicava Enrico Berlinguer come un giocatore di scacchi sconfitto, che soltanto la morte sottrasse allo scacco matto inflittogli da Craxi.
3.
Pare dunque che per Adamoli e per Fassino l'affermazione della necessità di una nuova politica, che rompa il centralismo romano e affermi la “consapevolezza della diversità dei territori”, passi per una revisione di giudizio sulla questione socialista.
Perché? Me lo spiego così: la ricostruzione della Repubblica necessita della correzione dell'anomalia del nostro Paese dove è stata distrutta la struttura politica che regge le grandi democrazie europee, cioè il rapporto dialettico tra forze politiche di matrice cristiana e forze socialdemocratiche.
Se il sistema politico italiano non si trasformerà in sistema europeo, il Paese resterà impantanato nella teatrale sterilità degli estremismi urlati, ma nel sostanziale compromesso “storico” della spartizione delle risorse e della dilatazione della spesa pubblica.
4.
Infine, Camillo Benso conte di Cavour: egli aveva certamente un progetto, la confederazione italiana di Stati sovrani.
Cavour morì nel 1861 e fu Stato unitario, segnato dalla sconfitta militare del 1866 e dalla guerra civile contro il brigantaggio (che impegnò fino al 40% delle forze armate del Regno).
Dieci anni dopo, nel 1871, la Germania si unificò come confederazione di Stati sovrani.
Probabilmente è questa la causa prima per cui la Germania è la Germania e noi siamo noi!
5.
A Giuseppe Adamoli - se vorrà rispondere - vorrei porre due domande:
1. La Lombardia, regione europea, è valutata a Roma per il suo reale peso specifico?
La Lombardia, regione europea, è governata da un sistema politico europeo?
Cordiali saluti
ulderico monti
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