lunedì 14 marzo 2011

"Cuore e Regione"....Lombardia
di Giuseppe Nigro


Nella sala comunale di Varese dove si tenne la prima presentazione del libro di Giuseppe Adamoli, "Cuore e Regione", poco prima di Natale, accadde un episodio singolare.
Un grande telo, di quelli che vengono utilizzati come schermo cadde dal soffitto dove era ancorato, fracassandosi rumorosamente e pericolosamente a pochi centimetri dalla testa dei relatori.
L'autore attribuì all'evento un significato metaforico, come se fosse la dimostrazione del degrado in cui versa Varese, la città simbolo della Lega Nord. Il sindaco Fontana ne fu visibilmente contrariato.
L'uomo, il politico ex democristiano, ora PD, è così!
Dice, in maniera ruvida, ciò che pensa. Non è poco per chi ha navigato nella politica lombarda per mezzo secolo.

A fine febbraio, Adamoli, replica la presentazione del libro a Milano e ci tiene a far sapere che individua nel rifiuto di DC e PCI a prendere in esame il progetto craxiano della "Grande Riforma Costituzionale e istituzionale " uno dei motivi della crisi della prima repubblica.


"Il motivo del rifiuto - scrive Adamoli - era costituito anche dalla paura di una erosione di consensi che ne sarebbe probabilmente derivata alle due forze egemoni del governo e della opposizione.
A ben vedere tutto quanto è stato attuato o tentato (spesso malamente) negli ultimi vent’anni in termini di riforma dello stato ha preso spunto da quella intuizione socialista gettata anzitempo nel cestino.

La pregiudiziale anticraxiana, in parte sicuramente giustificata, ha operato pesantemente anche in seguito, producendo una disattenzione del centro sinistra verso tutta l’area socialista trattata come se fosse di destra e non di sinistra.
Un’operazione di cretineria politica che al Pd è costata moltissimo, soprattutto in Lombardia".

Non c'è molto da aggiungere.

Adamoli ancora una volta si mette fuori dal coro.
Avevo già ascoltato dire qualcosa di simile ad Adamoli circa un anno fa a Gallarate, dove si teneva un dibattito sul tema "Federalismo e Regionalismo" presso il "Circolo Garibaldi".
Confesso che in quella circostanza rimasi un po' sospettoso e pensai che Adamoli volesse catturare la compiacenza degli astanti, in prevalenza appartenenti al Circolo di area socialista che lo ospitava.

Devo, oggi, riconoscere che la riflessione di Adamoli si è andata precisando. Egli con grande onestà politica, ma direi pure con finezza intellettuale e storica riconosce che la modernizzazione e lo sviluppo in Lombardia ha fra i protagonisti nel corso del Novecento, il movimento socialista.

Non solo, Adamoli, auspica un cambiamento di rotta da parte della sinistra (presumo intenda dire del PD) verso i socialisti.

Adamoli conosce troppo bene, per esserne stato una sua vittima, i passaggi della politica lombarda che portarono dalla Giunta Ghilardotti, all'affermazione dell'egemonia della destra.

Ciò che i socialisti chiamavano "modernizzazione" e su cui stavano tentando di innestare la cosiddetta "grande riforma", in Lombardia era caratterizzato da una profonda deindustrializzazione della regione e dalla secolarizzazione della società.
Il centrodestra guidato da Formigoni in questo lungo ventennio ha governato questo processo, il centrosinistra ha desertificato in vari modi e misure la cultura del riformismo socialista e si è privato di un prezioso strumento per comprendere quanto stava accadendo nella regione guida d'Italia.

"Nani e ballerine" alla corte del socialismo lombardo erano davvero insopportabili, ma la presunta superiorità morale, di tanta aristocrazia comunista e cattolica si è rivelata una mistificazione che ha consentito ad un ceto politico di sopravvivere, non certo di interpretare e conquistare la maggioranza della società lombarda.

I rimasugli della potentissima sinistra di base di ascendenza democristiana che hanno guidato i giochi di potere in Regione Lombardia fra il 1970 e il 1995 hanno trovato altre collocazioni di potere (fondazione Cariplo) e lasciato gli esponenti politici come Adamoli a giocare una partita di grande dignità politica, ma in ultima analisi perdente.

È pensabile che il ceto politico del PD si acconci ad aprire un confronto con il PSI in Lombardia e con i centri della cultura riformista rimasti?

Adamoli, forse, non vuole congedarsi dalla politica, come dice.
Certo è che se ha scelto di riconoscere i socialisti come interlocutori, senza pensare di inglobarli come hanno preteso di fare gli ex comunisti, si è scelto una strada difficile, tutta in salita.
L'elettorato socialista, spinto nel centrodestra dalle correnti giustizialiste, non ritornerà a sinistra se non ritrova i suoi riferimenti politici.
Questa è la lezione delle ultime tornate elettorali.

Il libro di Adamoli non è facilmente ascrivibile ad un genere letterario certo: un po' biografia, un po' autobiografia, un po' intervista, un po' instant book, un po' indagine politica e storica, è un esempio di narrazione eclettica, multiforme come l'uomo.

Adamoli è un politico che ama accreditarsi come eretico, come hanno saputo essere nella loro storia i socialisti, cui oggi riconosce l'onore politico e culturale. Persino nel titolo il libro di Adamoli riecheggia il socialismo e la democrazia lombarda.
"Cuore" è notoriamente il libro del socialista De Amicis, "Cuore e Critica", la rivista di Arcangelo Ghisleri da cui origina "Critica Sociale" la rivista del socialismo riformista italiano.
"Cuore e Regione", il binomio in cui si riconosce Adamoli, non sembrerebbe un testamento, ma una sfida per il futuro prossimo.
Mi sembra di poter dire che oltre al "cuore" che ne ha sempre sorretto scelte e passione politica, Adamoli si renda conto che è ora di ritornare anche alla ragione politica.
E la ragione politica porta a dire che bisogna riannodare i fili del socialismo in Italia.

Giuseppe Nigro

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