domenica 6 marzo 2011

Risposte di Adamoli alla nota "Adamoli, Fassino (e il conte di Cavour)

Cari amici e compagni,

nella nota “Adamoli, Fassino (e il conte di Cavour)” ponevo a Giuseppe Adamoli due domande:

1. La Lombardia, regione europea, è valutata a Roma per il suo reale peso specifico?

2. La Lombardia, regione europea, è governata da un sistema politico europeo?

Giuseppe Adamoli
ha risposto e lo ringrazio. Condivido le sue argomentazioni.

Saranno gradite le osservazioni, le opinioni e le critiche che vorrete comunicare.

cordiali saluti

Ulderico Monti

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Due domande sulla Lombardia

e le risposte di Giuseppe ADAMOLI



Caro Ulderico, ti ringrazio per avermi accomunato a Piero Fassino che ho sempre stimato molto pur avendo storie diverse. Grazie anche per gli stimoli intellettuali e culturali che sai sempre offrire. Rispondo molto volentieri alle tue domande.

La prima. Il Parlamento ha sempre badato a tenere sotto scacco le Regioni, Lombardia compresa. Per la sua vocazione “statalista” ha sempre concesso con avarizia le competenze legislative. I singoli parlamentari, poi, hanno peggiorato la situazione, vuoi per orgoglio di appartenenza istituzionale, vuoi per il timore della “concorrenza” dei consiglieri regionali. Questa è la realtà.


Le forze politiche, non dimentichiamolo, hanno fatto a loro volta del centralismo politico un dato fondante.

Qualcosa sta cambiando adesso ma troppo poco e troppo lentamente. Quando vedo che intere delegazioni di partito, anche della Lombardia, vanno a Roma per risolvere il problema dei candidati, delle liste, delle coalizioni locali, la mia delusione è fortissima. Da questo punto di vista, naturalmente, andare ad Arcore equivale perfettamente alla trasferta romana.


Se ci riferiamo invece al concerto delle Regioni, che si attua pure a Roma, le cose cambiano.

Le altre Istituzioni regionali hanno grande rispetto della Lombardia. Da assessore ai Lavori Pubblici, quando partecipavo alle “conferenze” delle Regioni, sentivo che la nostra parola era rispettata e ascoltata. Oggi è forse più temuta che autorevole. E questo è un vero peccato e un grosso limite. L’autorità non può mai sostituire il carisma istituzionale.

In conclusione non mi pare che la Lombardia conti a Roma come la sua grande ricchezza economica, industriale, sociale, culturale e demografica lascerebbe supporre. Le vicende legate alla Fiat di Arese, all’aeroporto di Malpensa, all’Expò 2015, al sistema dei trasporti lo dimostrano chiaramente.



La seconda. Siamo al livello europeo? Risposta difficile se vogliamo evitare il si e il no pregiudiziali (ed entrambi scorretti) dei tifosi dei due schieramenti contrapposti.

La Lombardia ha migliorato col tempo il suo apparato amministrativo. Però eccede nel presidenzialismo che la fa assomigliare di più ad una grande città che ad una Istituzione legislativa.

Questo fatto diminuisce la sua capacità di governo delle trasformazioni in atto. Ed è una grave carenza.


Il federalismo, tanto decantato, si basa sulla competenza di approvare le leggi e di “fare sistema” nel rispetto della Costituzione repubblicana. Altrimenti è solo decentramento. Per essere europei manca, inoltre, una norma decisiva che è in vigore in tutto il mondo democratico. Il presidente eletto direttamente deve sottostare ad un limite di due mandati. Viceversa si paga il prezzo delle incrostazioni di potere, dei vizi tipici della mancanza di alternanza, dei cedimenti alla corruttela.

Sul piano strettamente politico sottoscrivo ciò che hai scritto tu.

In Italia (e in Lombardia sia pure con qualche differenza positiva), invece di un confronto fra partiti ad ispirazione cristiana e partiti socialdemocratici, abbiamo storicamente conosciuto la contrapposizione (e qualche volta il compromesso) fra democristiani e comunisti.

Questa è una delle ragioni del gap esistente fra il sistema di governo dell’Europa e quello italiano, inclusa la Lombardia.

Giuseppe Adamoli



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