mercoledì 16 marzo 2011

FEDERALISMO PER L'UNITA' D'ITALIA

di Giuseppe GattiSenatore e Deputato (P.C.I.)


E’ certamente importante ricordare e celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia soprattutto perché si avvertono preoccupanti segnali di divisioni e lacerazioni nazionali.
Queste celebrazioni ci devono portare a riflettere per comprendere i problemi politici, economici e sociali che l’Italia si trascina appresso da 150 anni a questa parte.
Non sottovaluto i passi in avanti che ha compiuto l’Italia nonostante le tragedie e i conflitti che hanno sconvolto la nazione per responsabilità della classe dirigente.
Quando mi riferisco alla classe dirigente non indico solo quella politica, ma anche e soprattutto quella che detiene il potere economico e finanziario che sovente si astrae da tutte le responsabilità.

Nel celebrare il Risorgimento è doveroso ricordare Garibaldi che ha liberato il meridione dal dominio borbonico, cosi come è bene sottolineare l’impresa dei bersaglieri a Porta Pia per Roma Capitale.
Dopo di che, è bene analizzare come si sono comportati i governi monarchici e i regnanti di casa Savoia, Cavour e tanti altri che hanno considerato il Mezzogiorno d’Italia quasi come una colonia da fagocitare.
Si dice non già e non tanto per malevolenza, ma per necessità, imposta dalla intrinseca debolezza di uno Stato e di una classe imprenditoriale che al Nord stava tentando di dare consistenza allo sviluppo industriale.
Quindi si fece una specie di operazione coloniale come fu dell’Inghilterra in India e dei paesi asiatici; della Spagna con l’America del Sud; del Portogallo col Brasile; dei Francesi con l’Africa e cosi via.

Dopo l’unità d’Italia i meridionali vengono considerati “barbari e incivili” dai generali piemontesi, come Cialdini, Govone, Cadorna.
Il 15 Agosto 1863 venne promulgata la legge Piga con la quale si autorizzavano le uccisioni sul posto, senza processo, per chiunque detenesse una qualsiasi arma.
Si è detto che tutto ciò fu necessario per contrastare il brigantaggio.
Furono assassinate intere famiglie, distrutti interi paesi, si parlò di 130 mila briganti.
Ci vollero otto anni e 120mila soldati, bersaglieri e carabinieri, per domare i cosiddetti briganti.

Con un falso plebiscito si attuò la leva obbligatoria che causò la mancanza di braccia contadine per coltivare i campi.
Si procedette alla chiusura e al trasferimento al Nord di fabbriche, come una acciaieria tra le più moderne d’Europa, trasferita a Lumezzane in provincia di Brescia.
Ci si appropriò del tesoro borbonico, di quello del Banco di Napoli e di Sicilia e di tutto il vastissimo demanio pubblico.
Conseguentemente le più o meno grandi industrie del Nord fanno accordi con i latifondisti del sud per procacciare finanziamenti, mentre i contadini poveri sono costretti ad emigrare lasciando i loro paesi e i loro affetti .

Poi i soldati del sud e del nord divisero insieme il medesimo destino nell’affrontare le sofferenze e la morte nelle guerre del 15/18 e del 1940.
Ma si dice : “L’Italia non poteva fare altrimenti!”.
Il capitalismo italiano, non avendo colonie da sfruttare, ha cercato e trovato la soluzione succhiando risorse in quella specie di pseudo colonia che sul finire dell’Ottocento e inizio Novecento gli ha dato un limitato margine di operatività e di sviluppo.
Qualcuno ha definito tutto questo come storia di un capitalismo “straccione”.
Un capitalismo che ha prodotto una borghesia liberale debole e insulsa e una sinistra protestataria anarchica e inconcludente.

Poteva da tutto ciò nascere una borghesia evoluta che non si rifugiasse nel fascismo e un movimento ed una aggregazione politica riformista?
Pare di no se, come insegna la storia, le cose sono andate in tutt’altra direzione.
Certo, l’Italia è cresciuta grazie alla grande operosità e ai sacrifici di milioni di italiani.
Ma c’è un ma! La crescita economica è stata finanziata da un debito pubblico mostruoso che frena lo sviluppo futuro.

Forse i futuri riformisti sapranno fare meglio? 
Anche in questo caso la storia è maestra di vita. 
Obama deve sanare i guasti prodotti da Bush, e quando avrà ridotto all’osso i suoi consensi passerà la mano di nuovo ai conservatori.
In Grecia e in Portogallo i socialisti stanno logorando il consenso per sanare i danni prodotti dalla destra. 
Nulla di grave: questo è il ruolo dei riformisti, e anche nulla di nuovo: l’aveva già previsto quello “sciagurato” Lenin.
E’ il gioco dell’alternanza; la destra produce i danni; ai riformisti il compito di sanarli. 
Ci può essere un diversa alternativa a questa perversa alternanza ?
PARE PROPRIO DI NO!

Giuseppe Gatti

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